Bonomi cantartista - uno sguardo alla Poetica Bonomiana
Un artista bricoleur: la produzione Bonomiana vista dalla critica
La produzione artistica di Corrado Bonomi è stata letta dalla critica in continuità con il ready-made, caratterizzandosi con una forte componente semiotica – ossia il gioco tra significante, significato e interpretante -, con una componente palesemente citazionista, nonché con l’ironia concettuale che prende vita dall’unione delle due. Si parla poi di uso del ragionamento abduttivo nell’arte figurativa1, dell’identificazione dell’artista con il “bricoleur” di Levy Strauss2 e di un onirismo fanciullesco che sempre trapela dalle pitture, sculture, installazioni e performance Bonomiane. Corrado Bonomi è dunque un artista poliedrico e in continua sperimentazione, che fa sue le sfumature del movimento pop, del movimento concettuale e di quello kitsch.
Bonomi cantastorie
Il comune denominatore che connette le cifre formali e stilistiche dell’opera di Bonomi, dall’inizio della sua carriera ad oggi è la volontà e la sua meravigliosa maestria di raccontare storie nuove, mescolando suggestioni e narrazioni che fanno parte dell’immaginario collettivo. L’originalità di Corrado Bonomi è quella d’incarnare, attraverso l’arte figurativa, novelle, miti, leggende, articoli di cronaca, romanzi, teorie scientifiche, fiabe, film, fumetti ecc. non in modo meramente didascalico, bensì facendo vivere e dialogare tra loro generi e contenuti diversi, mescolando il reale con l’immaginato, «ampliando così di molto lo spazio del possibile»3 .
Un viaggio nella costruzione del senso
Pensiamo alle Fatine Fatate Fatali, le versioni di Trilli diventate pin-up- che però per le loro dimensioni hanno carica erotica pari a zero; oppure i suoi lavori con i personaggi della Diseny, i Castelli in Aria, o Der Krokodil di Fedor. Ogni opera racconta non una storia, ma tante storie diverse contemporaneamente, lasciando al fruitore la possibilità di vagare con la mente e la fantasia e di perdersi nel pathos di ciò che più lo colpisce. Di un’opera puoi cogliere la sfumatura sociale, o politica, o ironica, o immaginifica, o meta artistica, o di semplice intrattenimento. Oppure le puoi cogliere tutte insieme, vedere come intrecciano tra loro i piani di significato e vedere come risuonano, per te che la stai osservando.
La carica dirompente e rivoluzionaria
Non è un caso che l’ «avventura dell’opera d’arte» - come lui la definisce - è ciò che lo interessa davvero: l’opera d’arte non è mai davvero in possesso dell’artista, ma, come un figlio, essa nasce per mezzo di lui e appartiene a coloro che vi entrano in relazione, assumendo di volta in volta sensi e significati nuovi4. Eppur tuttavia, proprio come un figlio, l’opera porta un “marchio di fabbrica”, un’impronta genitoriale precisa. In contro luce puoi vedere l’autoritratto dell’artista: un particolare, l’uso specifico di un materiale piuttosto che di un altro, l’uso anomalo di soggetti in contesti che non sono i loro. La costante, “l’impronta”, è sempre portatrice di una carica dirompente, rivoluzionaria, e in rottura con le cristallizzazioni di coloro che decidono cosa è arte e cosa non lo è. Con le opere di Bonomi non puoi mai stare comodo: quando pensi di averne afferrato il senso, ecco che se ne apre subito uno nuovo, che potrebbe addirittura contraddirlo.
Per una dialettica dell’arte: la concretezza del concetto
L’esperienza estetica con le opere di Bonomi è totale: le vedi, le tocchi, a volte le gusti o le annusi, ci giochi - pensiamo all’’Allegro Chirurgo ripieno di biscotti tipici novaresi. Da qui la grande apertura a utenze diversissime: le sue opere possono essere fruite da bambini, ragazzi, adulti e più che adulti.
L’essere “concettuale” di Bonomi, dunque, è paradossalmente molto “concreto”, per nulla astratto - da “cum” - “crescere”, ossia essere sempre in movimento, in sintetizzazione di elementi nuovi, di coordinate spazio-temporali diverse, di coordinate esperienziali e sensoriali diverse. Come lui stesso afferma in un’intervista: “L’arte è privilegio, significa metabolizzare la vita” (cit., p.14, in Corrado Bonomi, a.c. di M. Sciaccaluga, Bonelli Arte Contemporanea Mantova, 2005).
L’attenzione all’ambiente e l’uso di materiali di riciclo
Corrado Bonomi ha sempre avuto un’attenzione particolare per il problema ambientale e una parte delle sue opere sono costruite con materiali di riciclo, con plastiche e derivati del petrolio difficilmente smaltibili dall’ambiente. Tra le opere più rappresentative in questo senso, troviamo Godzilla, dinosauro creato con gomma per pneumatici – e guarda caso il petrolio ha cominciato a formarsi proprio durante l’era dei dinosauri – e Il Naufragio della Speranza , che fa eco all’omonimo quadro di Friedrich, in cui i protagonisti sono pinguini alle prese con lo scioglimento dei ghiacci. Nel suo lavoro da didatta non mancano mai materiali di scarto che magicamente vengono trasformati in oggetti d’arte dalle mani dei suoi allievi.
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1 Cfr. I. Quaroni, La vocazione del bricoleuer, 2014..
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2 Ibidem. Utilizzo questa espressione di Quaroni, in quanto mi sembra la più trasversale e la più rappresentativa della poetica di Bonomi.
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3 L’ampliamento dello spazio del possibile è un’operazione messa in luce da Bonomi nella descrizione delle nuove opere del ciclo lunare.
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4 A questo proposito è interessante sottolineare come l’arte di Bonomi sia in linea con le moderne filosofie del segno, da De Saussure, a Cassirer, al logico-matematico e filosofo pragmatista C.S. Peirce, la cui teoria è ben radicata sull’importanza del ruolo dell’interpretamen (per approfondimento cfr. Rossella Fabbrichesi Leo, Sulle tracce del segno. Semiotica, faneroscopia e cosmologia nel pensiero di Charles Sanders Peirce, La Nuova Italia, Firenze 1986).